Orario: | Ragazzi principianti: lunedì e mercoledì ore 17.30 - 18.30 Ragazzi cinture colori: lunedì mercoledì ore 18.30 - 19.30 Adulti: lunedì e mercoledì ore 19.30 - 20.30 |
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Referente: | Giuliana Romanisio - Sergio Beronzo |
L'origine del karate risale a più di mille anni fa.
Quando il monaco indiano Dharma giunse al monastero di Shao Lin, in Cina, ideò per i suoi allievi alcuni metodi di addestramento fisico al fine di creare in loro quella resistenza e quella forza fisica necessaria a mantenere la rigida disciplina che era parte della loro religione. Questo metodo di allenamento fisico fu presto sviluppato e modificato per divenire quello che è conosciuto oggi come il metodo di combattimento Shao Lin.
Tale arte marziale fu poi importata ad Okinawa e si mescolò con le tecniche di combattimento proprie delle isole. In seguito il signore dell'antica Okinawa e, più tardi, il feudatario di Kagoshima, sulla punta più meridionale di Kyushu in Giappone, proibirono l'uso delle armi, e fu così che si svilupparono il combattimento " a mani vuote" e le tecniche di difesa personale.
Questa arte marziale, per la sua origine cinese, fu chiamata karate, scritto in ideogrammi aventi il significato letterale di "mano cinese".
Il moderno maestro di quest'arte, Funakoshi Gichin, morto nel 1957 all'età di 88 anni, mutò gli ideogrammi per significare letteralmente "a mano vuota".
Per il maestro il karate era sì un'arte marziale, ma anche un modo per plasmare il proprio carattere.
Egli scrisse:
"Come la superficie lucidata di uno specchio riflette tutto ciò che le sta davanti e una valle silenziosa riporta ogni più piccolo suono, così chi si accinge a praticare il karate deve rendere il proprio spirito vuoto da ogni egoismo e malvagità in uno sforzo per reagire convenientemente dinanzi a ciò che può incontrare."
Questo è il significato del termine kara o "vuoto" nella parola karate.
Maestro Masatoshi Nakayama da: "Karate" ed. Mondadori
Arrivato dal Giappone, il karate si è largamente diffuso nel mondo intero; esso associa modernità e tradizione. Alcuni lo considerano uno sport di combattimento, altri un'arte marziale. Si pratica a mani nude. Le sue tecniche principali sono i pugni, i calci e le parate. Gli attacchi più utilizzati sono i colpi di pugno e di piede; a questi si aggiungono colpi portati a mani aperte in diverse posizioni, colpi di gomito, di ginocchio ecc. Tecniche di parata diversificate sono state elaborate in risposta ai diversi tipi di attacco.
Maestro Kenji Tokitsu da: "Histoire du Karatè-Do" ed. Luni
Ma il vero karate-do non è una semplice arte del combattimento. Il suo primo obiettivo è forgiare il corpo e lo spirito.
In effetti quest'arte è stata praticata e approfondita storicamente con lo scopo di giungere alla dignità di un saggio.
Gli allievi di karate-do devono riflettere sul senso di queste due massime:
L'arte del pugno è quella di un saggio? (kunshi-no-ken)
Il karate non comincia con un attacco? (karate-ni-sente-nashi).
Essi non devono mai dimenticarle.
Maestro Kenei Mabuni da: Shito-ryu Karate-do.
A differenza della maggioranza delle società sportive che tendono soprattutto ad esaltare l'aspetto agonistico moderno del karate, il nostro centro, oltre ad avviare il praticante ad una corretta e sana attività sportiva, non dimentica, anzi approfondisce, l'aspetto marziale dell'arte. Reintroducendo nelle lezioni l'aspetto energetico interno, componente essenziale della matrice originaria cinese e trascurato dal moderno agonismo sportivo, ridiamo un valore diverso al gesto di chi vuole approfondire lo studio del karate, attraverso una visione globale e storica dell'arte marziale. Non solo karate come sport ma anche karate-do come filosofia seguendo la via (do) indicata dai grandi maestri giapponesi.